Dall'esaltazione di un calcio mercato (che ha regalato entusiasmi per troppo tempo attesi), anche se non sontuoso, quanto meno funzionale, per una squadra che punta a migliorarsi dopo la splendida stagione passata, alla brusca sferzata fredda della realtà, che punge e riporta tutto ad una dimensione più concreta e fitta di problemi da risolvere.
Poco meno di quindici giorni fa, l'arrivo di Borriello sembrava poter galvanizzare un ambiente e risolvere l'atavico problema della squadra; l'attaccante di ruolo, che mancava ormai da troppo tempo. I problemi invece sono altri, o anche altri. Questo è ciò che dice il campo, e ciò che accade sul rettangolo verde (10 goal subiti nelle prime quattro gare ufficiali della stagione), fanno il paio con le dichiarazioni dell'allenatore. Insomma l'incertezza regna sovrana intorno e probabilmente dentro la A.S. Roma. Di sicuro la situazione societaria non è chiarissima e i famigerati campi di Trigoria non sono in buone condizioni, ma a mio avviso questi motivi non bastano a giustificare un avvio cosi deprimente. Se facciamo un esercizio di stile e vogliamo aggiungere che in certe occasioni alcune dichiarazioni dei giocatori e staff tecnico potrebbero essere molto meno inopportune, facciamolo e cominciamo a esprimere quel dissenso ormai inevitabile e opportuno. Le forme della protesta civile e popolare ci sono e ci permettono di inviare quei messaggi che un popolo, perchè di questo si tratta, di un grande popolo giallorosso, ha il diritto dovere di inviare. La Roma non è semplicemente una squadra di calcio, anche se è solo una squadra di calcio. In realtà in questa città, per noi gente di Roma, romani e Romanisti non è solo una squadra di calcio. Quindi fuori gli attributi, i problemi se ci sono vanno affrontati e risolti, bene e più in fretta di quanto non sia avvenuto fino ad oggi per situazioni simili. Lo chiediamo tutti e lo facciamo insieme, il coraggio e l'impegno sono due elementi indispensabili e imprescindibili se si vuole svoltare.
di Alessandro Cicchetti
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