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lunedì 5 aprile 2010

Canili e gattili: dalla gestione comunale all'associazionismo. Cosa va e cosa non va









di Mauro Carbonaro

Trattare l’argomento degli animali domestici appare più semplice di quello che si pensa, ma in realtà non è così diffusa e profonda la conoscenza del “mercato” e dei business (il plurale è d’obbligo) attorno agli animali da compagnia.

Annualmente la LAV (Lega Anti Vivisezione, onlus) redige il “Rapporto Zoomafia”. Nel 2009 è stata presentata la decima edizione, illustrata al Senato della Repubblica il 22 giugno 2009.
I numeri presentati dimostrano quanto sia diffuso ed allargato lo sfruttamento dei nostri amici a quattro zampe; dal 1999 ad oggi sono state oltre 100 le operazioni di polizia giudiziaria svolte con la collaborazione, l’ausilio e la partecipazione della LAV (molte indagini hanno avuto inizio dalle denunce dell’osservatorio Zoomafia LAV).

Paradossalmente un problema, comune ad altri contesti criminali, è quello della collusione con apparati della pubblica amministrazione: nel 2008 sono stati 12 i veterinari denunciati nel corso di varie inchieste.

Il business riguardo gli animali si aggira a ben 3 miliardi di euro. Truffe e corse clandestine di cavalli rappresentano un terzo del totale (1 miliardo di euro), mentre il business dei canili e traffico illecito di cuccioli si aggira attorno ai 500 milioni di euro.

Numeri da brividi, da sempre sottostimati, che più organizzazioni criminali comandano senza alcun sentimento.

In Italia sono ben 14 milioni i cani e i gatti presenti, primato europeo di animali da compagnia. L’Est Europa ha il deplorevole primato di importazione di cani (per lo più importazioni illecite), con ben 500mila (Ungheria e Slovacchia su tutte). Da questi numeri dipendono di conseguenza i giri d’affari attorno all’abbandono degli animali. Stimati per 500 milioni di euro i business delle convenzioni con le amministrazioni locali per l’apertura di canili, con vere gare d’appalto al ribasso per la creazioni di strutture fatiscenti, lasciate aperte per anni, solamente per accaparrarsi finanziamenti provenienti da comuni e regioni.

Al 2008 i numeri dei cani randagi erano:

1. Puglia 70.671
2. Campania 70.003
3. Sicilia 68.000
4. Calabria 65.000
5. Lazio 60.000

Decine i casi di canili non autorizzati, sequestri avvenuti constatando strutture in completo degrado (come il caso del canile “Le Tre Querce” a Pomezia, il 28 agosto 2008). Altri sequestri a Sermoneta, Fondi, Terracina, Aprilia. Nell’aprile 2008 a campo di Carne (Latina) 46 cani, 14 gatti in stie da pollaio, 13 capre, 1 cavallo, con il proprietario denunciato per maltrattamento.

Nel Comune di Roma l’A.V.C.P.P. (Associazione Volontari Canile di Porta Portese) gestisce il più grande canile comunale di Roma, nella zona della Muratella. Negli ultimi 15 la gestione dei canili e gattili è cambiata, con dei leggeri miglioramenti e l’istituzione, dal 1994, dell’Ufficio per i Diritti degli Animali.
Affiancato alla gestione comunale, sono da rilevare le tante associazioni auto finanziate nella Capitale, nate e gestite completamente da volontari.

Dal 2004, presso i giardini dell’Ospedale Forlanini di Roma, l’associazione A.Z.A.L.E.A. (Associazione Zampa Amica Liberi Ecologisti Animalisti) provvede alle necessità di più di 270 gatti, curando e sostenendo gatti randagi in difficoltà.
Daniela Froldi, presidente dell’associazione, nonché responsabile del gattile Forlanini, racconta quante siano le difficoltà di una gestione autofinanziata, ma con l’amore e la cura dei volontari, grazie anche agli eventi organizzati per la raccolta fondi, da più di 6 anni questa struttura riesce a sopravvivere e migliorare giorno dopo giorno, benché non esista alcun tipo di profitto.

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